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I giovani colpiti dalla crisi e il bisogno di educazione finanziaria

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Secondo una recente indagine condotta dalla Commissione Europea, sempre più giovani tra i 15 e i 24 anni non studiano e non lavorano in Italia, Paese con il record europeo di NEET (Not in Education, Employment or Training). Questo dato è particolarmente grave alla luce di un altro fenomeno fotografato da un’analisi condotta da Ipsos per Save The Children: a causa della crisi, molti teenagers, ossia studenti tra i 14 e i 18 anni, stanno pensando di abbandonare gli studi per aiutare le famiglie in difficoltà. Le due indagini raccontano gli ostacoli per progettare il futuro di una generazione, la generazione Z (dai 18 ai 24 anni), che sta attraversando il passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta durante una pandemia. La fragilità finanziaria dei giovani è evidenziata anche dalla ricerca “Emergenza COVID-19: gli italiani tra fragilità e resilienza finanziaria”, che il Comitato per l’educazione finanziaria ha commissionato a Doxa lo scorso anno, in cui viene messo in evidenza il nesso tra scarse conoscenze finanziarie e fragilità finanziaria delle famiglie nel nostro Paese. Un dato che riguarda la generazione Z e parte di quella Y (nati dopo il 1981), quindi i giovani adulti tra i 18 e 34 anni identificati dal rapporto come il gruppo finanziariamente più fragile, insieme alle donne, ed anche quello con un livello di conoscenze inferiore.

 

Le scarse conoscenze finanziarie dei giovani in Italia

Il livello di alfabetizzazione finanziaria è basso indistintamente negli adolescenti, nei giovani e nei giovani adulti. L’Italia si classifica al di sotto della media OCSE per le conoscenze finanziarie dei quindicenni, secondo l’indagine OCSE-PISA 2018. Un ritardo nell’alfabetizzazione finanziaria che accompagna i ragazzi nei diversi passaggi della propria crescita sino all’età adulta. Infatti, secondo il rapporto Doxa, le basse conoscenze finanziarie riguardano in particolare i giovani e i giovani adulti ossia gli intervistati tra i 18 e i 34 anni, il cui livello è inferiore rispetto alle altre fasce di età, probabilmente perché “i giovani italiani abbandonano le famiglie e le case di residenza, molto tardi, ed entrano nel mercato del lavoro in età più avanzata rispetto a quanto si osserva in altri Paesi”. L’alfabetizzazione finanziaria è bassa nelle persone con meno di 35 anni, anche secondo l’ultima indagine IACOFI di Banca d’Italia.


L’educazione finanziaria è uno strumento di inclusione finanziaria dei giovani

L'alfabetizzazione finanziaria è una skill essenziale per i giovani, ricorda l’OCSE nel report pubblicato per il G20 dello scorso anno “Advancing the Digital Financial Inclusion of Youth”. In uno scenario di crisi, l'educazione finanziaria è ancora più importante perché diventa uno strumento di inclusione finanziaria per i più vulnerabili: “L'offerta di educazione finanziaria non dovrebbe essere sporadica, dovrebbe essere basata sui dati e concentrarsi sui giovani più bisognosi, come quelli appartenenti a contesti socio-economicamente svantaggiati”, si legge nel report.
Articolo aggiornato il 11 gennaio 2021